martedì 22 luglio 2014

Intervento in Aula del Senato della senatrice Bignami per illustrare 2 emendamenti alle riforme costituzionali

Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 287 del 22/07/2014
(Bozze non corrette redatte in corso di seduta)

SENATO DELLA REPUBBLICA
 ------ XVII LEGISLATURA ------
287a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MARTEDÌ 22 LUGLIO 2014
(Pomeridiana)
BIGNAMI (Misto-MovX). La ringrazio, Presidente.
Desidero illustrare gli emendamenti 1.717 e 1.304. Questo mio intervento non vuole essere di ostruzione, ma di costruzione. Se c'è qualcosa che qui, invece, è di distruzione è proprio la vostra bacata e raffazzonata riforma costituzionale, pensabile solamente da quattro ragazzi della facoltà di scienze politiche dopo una partitina di calcetto e una birra, anzi, anche due. Non stiamo cambiando una legge, seppur anche quella sia un'operazione spesso determinante e fondamentale per noi cittadini. Stiamo, anzi, voi state cambiando la Costituzione.
Sappiamo molto bene che l'uguaglianza e la libertà sono, nella loro misura, i principali indicatori del grado di democrazia di una società. Sappiamo - ma questo forse voi non lo sapete - che caratteristica fondamentale della forma democratica è il suffragio universale, che garantisce l'espressione di quell'uguaglianza e di quella libertà che ho citato poc'anzi.
Primario e fondamentale nel volere dei Padri costituenti è il volere del popolo, che si esprime proprio con il suffragio universale. Bene, cari senatori con le valigie, dovreste sapere che più il suffragio è vasto e più gli uomini sono liberi e uguali. Dove sta finendo questo suffragio? Demolito, insieme alla cancellazione di una delle due Camere pensate dai nostri Padri costituenti, che verrà ridotta ad un circolino politico-culturale di sindaci e consiglieri, da blindare con l'immunità parlamentare. Perché, poi, l'immunità parlamentare o non parlamentare? Mah.
Il popolo è sovrano. Con questa riforma, però, non stiamo facendo il volere del popolo, ma di un piccolo sovrano, eletto al di fuori di queste Aule, ma anche al di fuori delle istituzioni.



Mi viene da pensare ad una mamma, cattiva educatrice che, di fronte ai capricci di un bambino viziato, non riesce a dire di no. Siamo di fronte ai capricci di un capo di Governo, eletto da un partito e legittimato da molti colleghi, paradossalmente dalle elezioni europee che, a suo dire, non sarebbero state rilevanti dal punto di vista della politica nazionale. Ma quale legittimazione è?
Un bimbo che parla senza sapere quello che dice: «Una riforma al mese». Beh, siamo qui da cinque mesi e non ne hai fatta neanche una!
I fatti sono quelli che contano e questa, mia cara Ministra, non è un'allucinazione, sì, perché io ho le allucinazioni e vedo la Ministra! Questa è l'amara descrizione della realtà.
Cara Ministra, stai serena, Renzi non dice le bugie: lo sa molto bene Letta. Forse Fanfani non lo poteva sapere, ma sono certa che, di fronte ad una siffatta riforma del Senato, si sarebbe profondamente contrariato; Formica invece, e purtroppo, ha detto altro: ha detto che la politica è sangue e merda. Vedo veramente poco sangue, ma forse quella sua definizione pulp si addice molto di più al momento politico e al vostro agire, cara Ministra, che ieri si è molto riscaldata, dandoci degli allucinati. Trovo sconvolgente che un ministro della Repubblica utilizzi questo termine: le consiglio di utilizzare la locuzione «una visione distorta della realtà» che, da un lato esprime lo stesso concetto, ma dall'altro non offende le persone che lei ha di fronte.
Il rispetto delle persone viene ancora prima di ogni confronto politico: non posso restare silente di fronte allo scempio del Senato e delle funzioni all'interno delle istituzioni. Non posso stare zitta a vedere rimuovere completamente quegli equilibri che i nostri Padri costituenti hanno impiegato mesi a stabilire. E che cosa pensa Renzi?
Non si può ragionare con lui, lui ha già parlato, lui ha già imposto. Sapete qual è il problema? Proprio questo è il problema: un concetto completamente errato che molti in questa sala hanno della democrazia. A me non me ne frega niente di quello che lui pensa; io devo lavorare per chi mi ha eletta, non per il re eletto dal partito, tanto meno per il posto. Ma qui non si muove foglia che Renzi non voglia; questo è il problema. Voi avete paura, voi esercitate l'arte del bipensiero di orwelliana memoria: la capacità di accogliere nella propria mente, simultaneamente, due opinioni contrastanti. (Applausi del senatore Giarrusso).
In cuor vostro sapete che la riforma proposta sicuramente ha bisogno di elettività popolare, ma, per paura del disallineamento al partito del ragazzo, ne sostenete la non necessarietà. Paura di esercitare l'autonomia dal vincolo di mandato: ma se questo tema non era neanche nei vostri programmi! E poi volete venderci che i futuri senatori saranno liberi? Non riuscite ad esserlo voi, qui, adesso. Come potrei essere rappresentativa di un territorio se sono stata votata da un partito? Come potete essere credibili quando affermate questo?
Torniamo in Commissione ed occupiamoci dei problemi del Paese: politiche del lavoro, corruzione, evasione fiscale, scuola, sanità. Basta leggi ad personam e "ad castam". Questa è solo una riforma per distrarre le masse. Se facessimo questa riforma il Governo sarà più credibile? No. Questa cosa non aumenterà i posti di lavoro; aumenterà solo il lavoro di un piccolo gruppo di eletti, che dovrebbero averne già tanto dove si sono conquistati l'onere e l'onore dell'elezione vera.
E il debito pubblico cos'è, mia Ministra? Un'allucinazione? Ci dica, Ministra, che è un'allucinazione e sarò la donna più felice del mondo. Se però ci svegliamo un po' tutti e capiamo che quello è il nostro problema principale, sarebbe meglio. Nel decreto competitività non si è fatta alcuna reale semplificazione, ma semplicemente un puro aumento entropico, un aumento del caos, un alleggerimento delle regole anziché una vera ottimizzazione, un continuo mettere sotto il tappeto le polveri, rendendo l'occasione alla furbizia più attraente.
Risolvere i problemi? E allora cambiamo l'obiettivo. Basta con questo specchietto per le allodole! Semplice: lotta all'evasione fiscale, corruzione, rientro dei capitali dall'estero, disincentivo della delocalizzazione. E andiamo incontro alla gente che lavora onestamente e che rispetta le istituzioni. Siamo uno Stato sociale, ricordiamolo. I ruoli di senatore, di consigliere regionale o di sindaco sono attualmente in conflitto. Com'è possibile che da domani non ci saranno più incompatibilità? Ancora con il bipensiero renziano?
Non state cambiando le regole; state violando dei principi razionali e, per farlo, state cambiando le regole d'autorità, consentendo ciò che prima era vietato fare. Si tratta di uno stile che mi pare di aver già notato in questi ultimi decenni, caro mio Presidente apprendista. Io mi chiedo: credete veramente che sia il Senato che non funzioni? No, cari miei colleghi; sono i senatori, è chi governa, è chi legifera questo Stato che non funziona. Ecco perché ritorna lo slogan della campagna elettorale; ecco perché dovremmo andare tutti a casa e mettere su questi scranni e al Governo persone che hanno a cuore il vero futuro dell'Italia, non i propri interessi personali, non i propri piccoli giocattolini da rompere.
E se non si è capaci di dire di no per il bene del Paese, a casa. Se si antepone la poltrona e quella dei propri amici al bene del Paese, a casa. Se non si vuole argomentare, dialogare, controbattere e non ci si vuole mettere in discussione, a casa. Se non si riesce a pensare da Stato, a casa. Solo un'elezione a suffragio universale vi può garantire autonomia di giudizio e di discriminazione. E non è comunque una condizione sufficiente, ma certamente è una condizione necessaria.
Con l'emendamento 1.717 vogliamo mantenere il bicameralismo, ma ridurre notevolmente il numero dei componenti delle due Camere, auspicando quel risparmio sulle indennità cui ambiva la riforma, ben poco rilevante rispetto ai veri problemi. Basta nominati.
Non vogliamo una classe politica che elegga se stessa. Diamo il tempo giusto alle cose giuste, soprattutto per riforme così importanti e delicate come questa.
Quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il dito. Voi non state guardando il dito, ma state cancellando la luna, che è di tutti. (Applausi dai Gruppi Misto-MovX e M5S e del senatore Candiani).