mercoledì 8 ottobre 2014

L'intervento della senatrice Laura Bignami in Senato sul Jobs act

Cari colleghi, onorevoli senatori, oggi l'incipit mi pesa parecchio. Oggi mi vergogno di essere seduta su questo scranno, perché è indegno che chi è seduto qui debba sottostare a disposizioni di qualcuno che non si è neanche guadagnato, in alcun modo, uno scranno simile nelle sale del Parlamento e particolarmente in codesta occasione. Non solo non si è guadagnato lo scranno secondo le nostre classiche regole democratiche rappresentative, nel nostro caso già anticostituzionali a se stesse, a dire il vero, ma irride la loro stessa consistenza, come se fossimo in una Repubblica presidenziale. Certo, siamo in una Repubblica "prenzidenziale". (Applausi dai Gruppi LN-Aut e M5S). Un Presidente del Consiglio scelto da un'Assemblea non istituzionale, che non rappresenta nemmeno coloro che del suo partito siedono qui in Parlamento, perché votato ex post.
Osservo con sgomento che l'articolo 67 della Costituzione (quello del rifiuto del vincolo di mandato), di cui ci si riempie la bocca in certe occasioni, viene quotidianamente vanificato e oltraggiato da ciò che dall'esterno - ripeto: dall'esterno - viene propugnato a voi senatori. Bobbio diceva: dite a Renzi che non è il calciatore. È Norberto Bobbio. Mai norma costituzionale è stata più violata di quella sul divieto di mandato imperativo. L'articolo 67 viene due volte oltraggiato: la prima, al di fuori di queste stanze, da un'assemblea extraparlamentare che impone a voi l'obbedienza ad un leader autocratico; la seconda, dentro questa sala, con la vostra disciplina di partito, cari senatori di maggioranza, con molti di voi che, in cuor loro, non condividono pressoché nulla di tutto ciò che il boy scout rottamatore chiede. Un capo Governo che continua a fare il sindaco - anzi, continua a fare il boy scout - confondendo lo scoutismo con la democrazia. Lui, ex sindaco in una città ed ex di una grande organizzazione, che hanno come emblema il giglio: lo stesso giglio che è anche un monito, se pensiamo alla tragedia dell'isola omonima. Un capo scout non eletto in Parlamento, che qui vuole imporre le sue decisioni senza compromessi, senza il rispetto democratico delle minoranze, esterne ed interne al suo partito, e senza la cultura del valore del dissenso. Questa non è democrazia.

Oggi, con la vostra complicità e sudditanza, esercita il proprio potere attaccando quella garanzia che una parte di lavoratori possiede grazie all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Sono pochi i lavoratori rimasti che ancora beneficiano di questa tutela. Parliamo di una tutela, ma, a ben vedere, parliamo di ovvietà. Spesso sono proprio questi lavoratori tutelati che danno solidità e garanzia alle proprie famiglie, sopperendo alla precarietà dei propri figli; precarietà utilizzata vigliaccamente come colpa e facendo rivoltare nella tomba i nostri Padri costituenti come iniquità costituzionale. Di che cosa parliamo? Del licenziamento ingiusto? Tutelare una parte dei lavoratori da questo tipo di licenziamento è forse anticostituzionale? Beh, se ce l'hanno pochi, allora non diamolo a nessuno: complimenti per la logica. Allora eliminiamo il benessere, perché non tutti stanno bene; togliamo la salute, perché non tutti sono sani; castriamo tutti, perché forse qui qualcuno è castrato. Vuole evidenziare discrepanze? Allora che dire del pubblico impiego? Perché i lavoratori di questo settore non hanno neppure giusta causa?
 Se uno stagista è assente un giorno non lo retribuisco per tutto il periodo, affermava il mio collega Romani. Che dire di alcune scuole che pagano sette volte lo stesso posto di lavoro? Sette volte: prima nomina: malattia, chiamo un'altra: maternità, chiamo un altro: malattia. Sette volte pago lo stesso posto. Questo non è un problema? È equo questo?
Equipara pubblico a privato e abbi il coraggio di dare l'articolo 18 a tutti. Che stai facendo? Metti un precario di arte sullo sviluppo del pensiero e sul potenziamento cognitivo di un ritardo mentale? Ma dove vuoi arrivare? Che scuola stai facendo?
Ogni leader, comunque, è mortale e dovrebbe pensare alla successione. Che classe dirigente vuoi formare? Queste non sono discriminazioni? Il primo anticostituzionale è lei, mio caro Renzi, se vogliamo usare un eufemismo. Un lavoratore senza diritti non è un lavoratore: è uno schiavo. Il lavoro non è una proprietà dell'imprenditore, il lavoro è di tutti, il lavoro è un bene comune, è come l'aria. Senza il lavoro muore il lavoratore e muore l'imprenditore. E nessun imprenditore che si è tolto la vita per causa del lavoro pare abbia lasciato scritto di averlo fatto per l'articolo 18, anzi, tutt'altro. Molti lo hanno fatto per il dolore di non poter più dare lavoro, fino alla disperazione, dopo essersi dissanguati per la propria azienda e per i propri dipendenti.
Una legge delega? Ma con che diritto? Io personalmente non le delegherei nemmeno la custodia della mia bicicletta. Non è per l'articolo 18 che la gente si suicida. Non è con la sua modifica che risolveremo la crisi. Non è l'articolo 18 che impedisce la crescita. Senza l'articolo18 potreste fare quello che volete: aumentare le ore, diminuire gli stipendi. Senza l'articolo 18 viene meno pure la lettera di licenziamento in bianco.
Vuoi forse "microchipparci" tutti dando ragione ad un onorevole 5 stelle?
Sei un genio nella tua incapacità di affrontare i problemi direttamente e li vuoi risolvere indirettamente sviando e confondendo il popolo bue, il tuo popolo bue.
Basta con le solite barzellette: non c'è più niente da ridere. Sono le tasse, è il cuneo fiscale, sono i mancati sgravi, è la mancanza di iniezione di capitale, è il sistema bancocentrico nazionale europeo e mondiale, che finanziariamente rende agonizzante l'economia dei paesi più deboli.
È la politica sbagliata della troika, è la politica degli "austerici" che strangola l'Europa e l'Italia, non è l'articolo 18. I dati ISTAT sono allarmanti: il PIL è in contrazione anche per il 2014, dello 0,3 per cento. I dati sulla disoccupazione giovanile sono sconcertanti. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni ha raggiunto il 44,2 per cento, con 88.000 occupati in meno in un solo anno. Questo incide negativamente anche sulla percezione, già scoraggiante, che i giovani hanno dello Stato, perché lo Stato non è in grado di assicurare loro il lavoro.
A tal proposito vorrei citare uno studio sociologico di Achille Ardigò e Costantino Cipolla, «La Costituzione e i giovani. Un'eredità da riscoprire», per cogliere il grado di coinvolgimento personale dei giovani sul merito di alcuni principi fondamentali della vita nazionale, sui valori e diritti garantiti dalla Repubblica. Qual è dunque per loro, per questi giovani interrogati, il principio garantito dalla Costituzione con più valore? Non era l'uguaglianza, non era la giustizia, non erano neanche le pari opportunità, neppure la democrazia: l'88,5 per cento dei giovani intervistati ritiene che il principio garantito dalla Costituzione con più valore sia il lavoro. Allora mi domando perché pretendere che i giovani sentano lo Stato e le istituzioni, se non gli forniamo l'aria?
Caro rottamatore, lei sta lasciando che l'Italia diventi una colonia dei Paesi forti, invece di essere lei stessa una forza trainante. Lei sta rottamando l'Italia. Ci sta riportando al 1800 e alla lotta di classe.
Con che coraggio attacca i sindacati accusandoli di omertà? Ma lei dov'era in questi venti anni? Raccoglieva forse pomodori per 25 euro al giorno? Telefonava ossessivamente in un call center? Si dedicava al precariato forzato? Faceva il co.co.co, il co.co.pro o il quaquaraqua, come oggi? (Applausi dal Gruppo LN-Aut e della senatrice Simeoni). Dimenticavo: ma lei quando ha mai lavorato?
Senza poi parlare dei dipendenti pubblici: e loro chi sono, supereroi?  Basta vedere solo quello che si vuole. Le persone che sbagliano e ledono lo Stato devono andare a casa anche loro. A casa! (Applausi dal Gruppo LN-Aut e del senatore Pepe).
Dietro questa trappola per i lavoratori, rappresentata dalla mitigazione dell'articolo 18, se ne nascondono altre, dalla distruzione del TFR, che toglierà copertura alle aziende (impoveriamo sempre più queste aziende ed è sempre peggio per quelle piccole), al demansionamento, cui sono molto interessati alcuni settori dominanti, ad esempio (casualmente) le banche.
E chissà quanto altro cova in pentola, nella tua pentola, visto il solito metodo della delega al Governo, che uccide il lavoro ed il dibattito parlamentare.
Come se tutto ciò non bastasse, il Governo ricorre ancora una volta allo strumento pessimo della fiducia che avvilisce il lavoro parlamentare, negandoci la possibilità di discutere e votare gli emendamenti ad un testo che toglie tutele ai lavoratori e non prevede investimenti e risorse per creare nuovi posti di lavoro. Un testo che a mio avviso è una scatola vuota. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
Avremmo voluto introdurre numerose misure, come la possibilità di elevare i limiti di reddito attualmente previsti per le attività lavorative discontinue e occasionali, nelle attività di servizio di natura socioassistenziale e di cura, rese a favore delle famiglie, e le lezioni private impartite agli studenti al di fuori dell'orario scolastico.
Avremmo voluto anche introdurre la possibilità di ricomprendere la prostituzione - visto che è stata calcolata nel PIL - tra le attività discontinue e occasionali che possono essere retribuite attraverso i buoni lavoro, così da combattere l'evasione fiscale (non ho mai sentito parlare di evasione fiscale da parte del Governo) e sferrare un duro colpo alla criminalità. (Applausi dal Gruppo LN-Aut e della senatrice Mussini). Si stima un giro d'affari innescato dalla prostituzione pari a 3,5 miliardi di euro, mentre l'industria delle ripetizioni varrebbe 850 milioni di euro l'anno.
Avremmo voluto garantire un adeguato riconoscimento professionale e sostegno da parte dello Stato ai caregiver familiari: questo era il contenuto di un ordine del giorno che ho presentato, di cui è stata fatta carta straccia, così come di tutte le nostre ore di lavoro e dei nostri studi; tanto prendiamo i soldi e dovremmo essere contenti. I caregiver familiari, volontariamente e gratuitamente, si prendono cura di una persona cara consenziente in condizioni di non autosufficienza, a causa dell'età, di una malattia, di una disabilità. Questo loro atto di amore, comporta grandi sacrifici e nel 66 per cento dei casi li costringe ad abbandonare il proprio lavoro. I caregiver in Italia sono 9 milioni; senza il loro prezioso lavoro il costo economico delle tante persone che hanno bisogno di assistenza continua sarebbe insostenibile per lo Stato.
Lo Stato non può non tenerne conto; è tenuto a riconoscerli e a tutelarli, come avviene negli altri Stati europei: in Spagna come in Gran Bretagna è previsto un riconoscimento economico per queste figure, mentre in Germania possiedono benefit e maturano contributi previdenziali.
Non possiamo accettare che solo in Italia i caregiver familiari siano privati degli strumenti di tutela previdenziale, sanitaria e assicurativa che dovrebbero spettare loro di diritto. Tante, troppe sono le lacune di questa delega lavoro. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
Oggi abbiamo un rottamatore che fa saltare poltrone, ma non quelle giuste, e non mantiene le promesse. Abbiamo un rottamatore che con i gadget e glislogan da campagna elettorale ci sa fare, come con i continui rinvii temporali delle sue scadenze, buggerando, se non tutti, molti. Lui dice di non aver da imparare nulla da nessuno. Ebbene, chi non ha nulla da imparare, non ha neanche nulla da insegnare. (Applausi dal Gruppo LN-Aut e del senatore Romani Maurizio). Comunque sia, io personalmente gli consiglierei qualche lezione di inglese!
Come risolve i problemi? Li nega. Stiamo andando nella direzione sbagliata. Non vogliamo parlare di pane, vogliamo parlare di dignità, lavoro dignitoso, non lavoro tout court e basta. Dobbiamo mettere le persone nelle condizioni di pagare le tasse. Dobbiamo agire presto, dobbiamo agire subito, prima che la necessità si faccia legge. Lo Stato deve riprendere la propria dignità.
Come si può parlare di lavoro se per anni abbiamo concesso la presenza sul mercato di concorrenza sleale? Come possiamo parlare di lavoro di fronte alla delocalizzazione crescente? Non è possibile. Che cosa stiamo facendo al riguardo? Ci vuole coraggio, ci vogliono le scelte coraggiose. Ridiamo fiducia agli italiani. Dimezziamo il cuneo fiscale, paghiamo i debiti alle imprese. Non saremo in grado di risolvere i problemi se in primis non pensiamo che il problema possa essere risolto.
So, in verità, che Renzi conosce Bobbio. Ha anche scritto un commento di quattro pagine e mezzo per il ventennale di «Destra e sinistra», dove afferma di rimanere un convinto bipolarista: ma con quale coraggio? E se, come dice nel commento, i blocchi sociali non esistono più, lei li stai facendo rinascere, caro Renzi, mentre Bobbio, che li voleva scardinare, si rivolta nella tomba. (Applausi dal Gruppo LN-Aut). Di sinistra c'è solo la sua politica, non perché sia una politica di sinistra, ma perché è una politica sinistra. (Applausi dal Gruppo LN-Aut e dei senatori Mussini, Taverna e Barozzino). Questa oggi è la mia vergogna e la mia amarezza. L'amarezza di un'Italia in perenne mano a leader non legittimati, non democratici: o politicamente, o legalmente, o quantitativamente, ma sempre non legittimati. Un'Italia in mano a poteri oligarchici, che agiscono in sfregio all'articolo 1 della nostra Costituzione, calpestano l'articolo 3 e si dimenticano dell'articolo 4, via via curando i propri interessi di poltrona e di partito.
Cari colleghi, voi non state contribuendo al governo dell'Italia; voi state subendo un'imposizione da una persona non legittimata da alcun suffragio universale.
Ma che tutto ciò venga dalla sinistra è un oltraggio a voi che vi dite uomini e donne di sinistra, o meglio di centrosinistra.
Questo Parlamento doveva avere vita breve, per ovvi motivi, invece sta diventando un'agonia della dignità politica e un accanimento terapeutico di un'alleanza inaccettabile.
A voi, cari colleghi, di sinistra resta solo la mano, per turarsi il naso e nascondere gli occhi, quando, con la bocca, darete la fiducia passando lì sotto. Vi chiedo allora di mettervi una mano sul cuore e sulla coscienza per capire quanto sia iniquo ciò che state facendo, sia per le modalità sia per i contenuti. Abbiate il coraggio: non demolite l'ultimo segno di libertà e di democrazia. Il vincolo di mandato, se pensate di averlo, lo avete con i vostri elettori e con i cittadini, non con il Presidente del Consiglio, segretario di un partito. (Applausi dai Gruppi LN-Aut e M5S e del senatore Barozzino). Rottamatelo e torniamo alle urne. Ridiamo dignità all'Italia, ridiamo dignità agli italiani, ridiamo dignità a tutti i disoccupati che meritano un nuovo leader, che meritano una speranza e hanno diritto ad un lavoro. (Applausi dai Gruppi Misto-MovX, M5S eLN-Aut e del senatore Barozzino. Congratulazioni).